Un po' di storia del lontano passato, per un grande evento del prossimo futuro

Data di inserimento: 21/01/2012
Ciao a tutte!
E' bene dichiararlo subito: questo post che state per leggere... Si concluderà solo lunedì, come una fiction in due parti, diciamo così Ma con la differenza che qui, di "sceneggiato" non c'è proprio nulla: è tutto vero!!! Sia l'incipit che state per leggere, sia quanto leggerete lunedì!
E allora partiamo e... Mettetevi comode
Ho scritto più volte, proprio qui sul nostro blog, che io sono "una puntrocrocista nata e vissuta", nonostante molte di voi di mi conoscano soprattutto come quilter
Il punto croce è decisamente il mio primo amore, nel campo degli hobby vari, e quello a cui ricorro ancora oggi più volentieri, quando voglio rilassarmi e staccare il cervello dalla frenetica quotidianità.

Come tante di voi, molto probabilmente, ho imparato da autodidatta: del resto, un'altra definizione che ben mi si appiccica addosso è quella di "figlia della modernità": adoro Internet e l'ho sfruttata moltissimo per istruirmi, sia sul ricamo, sia in tanti altri frangenti!
Eppure, è proprio nel variegato campo del ricamo che anche le fanciulle d'altri tempi, che ovviamente non avevano a disposizione tutti i mezzi di comunicazione oggi e, tanto meno, accesso all'istruzione in senso stretto, potevano contare su un potentissimo training: la pratica dell'imparaticcio, ovvero del "sampler", come lo chiamiamo più sovente oggigiorno. E questo è già curioso di per sé, dato che la parola inglese sampler deriva dal nostro latino exemplum, inteso come "esempio da imitare"

Secondo quanto ricostruito dalla nostra cara amica Maria Concetta Ronchetti sulla storia di questo tipo di ricamo, il primo riferimento scritto a loro si trova in un libro contabile del 1502, riconducibile a Elisabetta di York, moglie del re inglese Enrico VII, dove è annotato il prezzo di "una pezza di lino da usare per un sampler per la regina".
Ma ricamare piccole figure o punti di ricamo su un telo, a mo' di esercizio di stile è un fatto sempre esistito ed è documentato già dai tempi degli egizi, anche se è solo agli inizi del XVI secolo, che a questi lavori viene attribuito un nome vero e proprio, come dimostra il libro contabile di cui sopra
L’imparaticcio più antico giunto fino ai nostri giorni si chiama Jane Bostocke Sampler, reca la data 1598 ed è conservato Victoria and Albert Museum di Londra.

Questo piccolo capolavoro fu realizzato per celebrare la nascita di una bimba di nome Alice Lee, due anni prima della data ricamata (e questo dà anche un'idea della pazienza che ci voleva per ricamare queste opere d'arte... Un dato di fatto che, dopotutto, non è cambiato molto nemmeno dopo quasi cinque secoli, non trovate? e la sua autrice - Jane Bostocke, appunto - era una cugina della piccola, sepolta nel villaggio vicino a quello dove viveva la famiglia Lee, con la quale lei stessa i cimieri dell'araldo di famiglia aveva probabilmente vissuto. Gli elementi figurativi nella parte superiore riecheggiano i cimieri dell'araldo della famiglia e servono come punto di riferimento per ricamatrici più o meno esperte, proprio come nella migliore tradizione dell'imparaticcio, la cui funzione principale era quella di fornire un affidabile metro di misura dell'abilità dell'esecutrice

Dal XVII secolo, data la crescente diffusione di libri di modelli e motivi di ricamo, gli imparaticci cominciano ad acquisire il loro ruolo di "campionari" della bravura delle ricamatrici e, infatti, fanno la loro comparsa nuovi motivi, alfabeti e persino punti decorativi, quali il punto raso, catenella, asola, croce e spina, accanto alle tecniche di intaglio e fili tirati... Ma la storia continua e, credetemi, il bello deve ancora venire!!!
Quindi, arrivederci a dopo il weekend e un abbraccio a tutte
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